Castello

Durante il periodo del Festival di Tignano molte persone vogliono sapere se il castello è visitabile anche al di fuori della festa. Forse immaginano un castello fiabesco, con torri, fossati e ponte levatoio, simile a quelli di Strozzavolpe o di Santa Maria Novella. Nel castello di Tignano invece si entra da una porta per accedere a una piazzetta coronata da abitazioni, una cappella e due pozzi. Allora è un errore chiamarlo castello? No. Il primo documento in cui è menzionato Tignano risale al 1012. Si tratta di un diploma dell’Imperatore Enrico II. Nel 1073, sotto l’impero di Enrico IV, tra le proprietà della Badia Fiorentina si annovera il castellum de Tignano. I signori feudali del castello furono gli Alberti.

Il castello si trova sopra una collina tufacea, alle cui pendici orientali sgorga la sorgente del torrente Drove. Oggi rimane solo una torre, quella accanto all’unica porta rimasta, sulla cui sommità si trova una campana molto importante per il paese: nel Medioevo richiamava il popolo in caso di pericolo. Gli unici elementi già esistenti nel XII secolo sono il pozzo e la cisterna, mentre i palazzi e la cappella di Sant’Anna sono successivi. La parte più interessante si trovava sotto al piano di calpestio, dove ci sono delle grotte scavate nel tufo usate come nascondiglio. Probabile anche l’esistenza di un sotterraneo che congiungeva il castello, dal lato sud ovest, al cosiddetto Castellare.

Un visitatore ottocentesco, Luigi Biadi, commenta: “Il castello di Tignano […] rivela la sublimità, la magnificenza dei Padri nostri nell’immaginare, nell’operare. Con quanto accorgimento influito da spirito di vigorosa difesa si estollesse questo propugnacolo che sembra volesse tramandarsi all’eternità, ben si apprende alla vista dell’estensione e saldezza dei sotterranei, non che delle mura circondanti il forte.”

Tratto da “Tignano dalle origini ai primi del Novecento” di Alice Chiostrini